Avete spazio da condividere con la flora autoctona? Si? Allora la flora autoctona sarà felice di condividerlo con Voi.

***********************************

Importante! Dall'inizio del 2013 siamo diventati "piccoli produttori", di conseguenza non possiamo più emettere fattura e passaporti fitosanitari, normalmente necessari negli interventi a finanziamento pubblico.

************************************

Per eventuali contatti non esitate ad utilizzare il seguente indirizzo:

nadiaenrico@tiscali.it


L'indirizzo nadia_enrico@alice.it non è più funzionale.

sabato 9 gennaio 2016

Introduzione ai Groppi Rossi.

INTRODUZIONE DI SPECIE VEGETALI AUTOCTONE RARE AI GROPPI ROSSI IN ALTA VAL BAGANZA ALL'INTERNO DEL PARCO NAZIONALE DELL'APPENNINO TOSCO EMILIANO. Primavera 2013. (Intervento eseguito su richiesta del proprietario dell'area interessata, Dottore Forestale Italo Pizzati) Area interessata: appezzamento ad esposizione settentrionale compreso tra una quota minore di circa 1200 mslm e una maggiore di 1270 mslm delimitato a nord dal Rio Fioritola(?), a ovest dal confine di proprietà, a sud dalla cresta principale dei Groppi Rossi e ad est dalla vecchia strada comunale in disuso che porta alla località La Capanna. Natura del terreno: pendio accentuato rivolto a nord/nordest prevalentemente roccioso con affioramenti di ofioliti intervallati da accumuli detritici delle medesime; non mancano fenomeni erosivi e franosi, conseguenti anche alla recente forte alluvione dell'ottobre 2014. In conseguenza dell'uso silvo-pastorale della zona protrattosi fino al recente passato, la zona si presenta come pascolo boscato con alternanza di lembi di faggeto, pascolo e affioramenti ofiolitici. Immediatamente a ovest della proprietà è presente un'interessante bosco con abbondante prevalenza di Sorbus Aria, situato sulla parte settentrionale più impervia dei Groppi Rossi. Vegetazione spontanea già presente: oltre a Sorbus aria, la zona è caratterizzata da copiosa presenza di Daphne oleoides e Iberis sempervirens: mentre la prima è sparsa un po' ovunque nelle zone più luminose, la seconda ha colonizzato principalmente la cresta rocciosa principale con esemplari molto rappresentativi. La Rosa villosa che è invece piuttosto frequente in tutta l'area del Passo del Sillara e del Monte Polo, sembra sparire completamente sulle ofioliti dei Groppi Rossi. Nelle pietraie alla base del versante meridionale, più ripido ed impervio, allignano anche numerosi esemplari di Rhamnus alpinus, in una situazione per loro ottimale. Essendo già presenti, queste specie non sono state introdotte in questo progetto. Elenco piante messe a dimora: 25 aprile 2013 5 ribes uva-crispa 4 ribes petraeum 4 ribes alpinum 3 rosa rubrifolia 3 cotoneaster tomentosus 3 ilex aquifolium 1 taxus baccata 1 sorbus x hybrida 2 sorbus chamaemespilus 22 maggio 2013 3 ribes uva-crispa 3 ribes petraeum 3 rosa rubrifolia 3 cotoneaster tomentosus 3 berberis vulgaris 2 amelanchier ovalis 1 rosa pimpinellifolia 4 juniperus nana Origine dei semenzali:tutte le piante delle specie introdotte sono state ottenute da seme raccolto in appennino centrosettentrionale negli anni precedenti, ed opportunamente coltivate in appositi contenitori; soltanto il seme di Berberis Vulgaris proviene dal Delta del Pò, e potrebbe essere originariamente alpino. Amelanchier ovalis: seme proveniente da alta Val cedra/alta Val Bratica; la specie non comune è comunque presente e localmente abbondante, su numerosi e svariati affioramenti rocciosi dell'appennino settentrionale, da 300 fino a 1800mslm ; non l'abbiamo individuata né sulle creste dei Groppi Rossi, né al groppo del Silara, ma ciò non esclude che si possa trovare nei paraggi con una ricerca più accurata. Berberis Vulgaris: seme proveniente dal Delta del Pò. Presenza sporadica di pochissimi individui isolati in Appennino, sopravvissuti all'estirpazione sistematica praticata nella prima metà del secolo scorso, perchè individuato quale ospite intermedio della ruggine del frumento. In zona è stata segnalata al M.Aguzzo di Corniglio, nel Parmozzino sul Caio, in Val d'Enza sponda parmense all'altezza di Vetto e sul M.Cavallino in Alta Val Taro. Questi esemplari, sempre singoli, potrebbero essere il risultato di una nuova colonizzazione indotta da semi dispersi dall'avifauna. Cotoneaster tomentosus: seme proveniente in origine dal Caio, e ora da piante madri presenti nella nostra azienda. Specie molto rara e localizzata sul Caio, sul Montagnana e negli Schiocchi d'Ozola, tipica di ambienti rupestri a quote comprese tra 800 e 1200 mslm. Ilex aquifolium: seme proveniente dall'Alta Val d'Enza. Specie tipica del clima atlantico, presente in zone con buona copertura forestale ed elevate precipitazioni. E' presente e talvolta frequente in corrispondenza dei principali valichi appenninici del crinale principale, ma anche in alcune zone da esso più distanti, a quote comprese tra 500 e 1300mslm. Alla presenza in Val d'Enza, si aggiungono per la provincia di Parma quelle in Val Manubiola, nei pressi di Cassio e ai Salti del Diavolo, al Passo del Ticchiano, In Val Testanello, in Val Gotra, in Val Parola e In Val Borla. Juniperus nana: seme proveniente dall'Alta Val Cedra. Specie tipica delle praterie più inaccessibili ed integre delle quote più alte a quote superiori ai 1300/1400 mslm su versanti esclusivamente settentrionali. Inserita perchè assente sui Groppi Rossi. Ribes alpinum:seme proveniente dalla Val Bratica. Specie tipica di pietraie situate in versanti settentrionali, che abbiamo potuto osservare solo nella zona circoscritta da Alta Val Parma, Alta Val Bratica, e Alta Val Cedra, a quote superiori ai 1100mslm, normalmente associata a Ribes Petraeum e Lonicera Alpigena. Sempre in ambito provinciale, stazioni isolate sono state individuate tra il passo della Cisa e il M.Molinatico e alla Nave di M. Penna. Ribes petraeum:seme proveniente dall'Alta Val Parma. Specie tipica di pietraie situate in versanti settentrionali, presente a quote superiori ai 1200 mslm, rara e concentrata in Alta Val Parma, con stazioni localizzate nella vicina Val Cedra, al M.Penna e al M.Molinatico. Ribes uva-crispa:seme proveniente dall'Appennino umbro-marchigiano. Specie tipica della media montagna appenninica, in zone con terreni ricchi di scheletro e al tempo stesso coperti da praterie alternate a cespuglieti e boschi frammentati, a quote comprese tra 900 e 1500 mslm, adattabile a tutte le esposizioni. Rarissima in Appennino settentrionale, con stazioni isolate al M.Valoria, al M.Ventasso, sul versante toscano del M.Sillara e alla Pania di Corfino con 2 o più stazioni. Rosa pimpinellifolia:seme proveniente dal M.Ventasso. Specie rupicola e tipica delle creste più esposte a sud, la si può incontrare a partire da 1000 mslm in luoghi aridi ed estremamente esposti agli estremi climatici. Non comune in appennino, ma molto frequente al Ventasso assieme all'assai più rara Rosa glutinosa, poi presente qua e là lungo il crinale, ma anche nelle vette della media montagna (Alta Val Cedra, Alta Val Parma, M.Menegosa, Monte delle Tane (PC) Rosa rubrifolia:seme proveniente dall'Alta Val Ceno. Specie tipica di radure e pietraie a quote comprese tra 1200 e 1500 mslm; probabilmente più frequente sulle montagne liguri, dalle quali si è irradiata in Alta Val Taro e in Alta Val Ceno, ma presente anche con un nucleo isolato nelle pietraie di Riana in Val Bratica. Sorbus chamaemespilus:seme proveniente dall'Alta Val Cedra. Specie tipica delle praterie sommitali di crinale, alligna sempre su versanti settentrionali e normalmente fuori dal limite superiore del faggeto, a quote superiori ai 1400mslm. Piuttosto ben distribuita lungo tutto il crinale appenninico emiliano. Alla R.Pianaccia in Alta Val Cedra sono presenti alcuni esemplari ibridi col Sorbus aria, denominati come Sorbus x Hostii. Sorbus x hybrida:seme proveniente dalle pietraie di Riana in Val Bratica. Ibrido tra Sorbus aria e Sorbus aucuparia,rarissimo in natura, personalmente l'ho visto solo una volta spontaneo in un pascolo vicino alla Cascata del Rombecco in Alta Val Baganza. Ho ottenuto in vivaio a più riprese semenzali di questo ibrido nati da semi di un Sorbus aucuparia ibridogeno che si trova nella Preda Grossa di Riana, dove già da molti anni abbiamo messo a dimora un ibrido che fruttifica da circa 5 anni. Un'altra segnalazione proviene dai monti di Albareto. Taxus baccata:seme proveniente da Valditacca. Specie rara in Appennino settentrionale, e localizzata in sole due zone superstiti situate in Alta Val Cedra e in Alta Val Parma, tra 1000 e 1400mslm. Abbiamo deciso di non introdurre specie arboree rare, sia per mancanza di spazi che di condizioni ideali per il loro sviluppo, o anche perchè comunque già presenti spontanee nei dintorni; anche l'introduzione di Pinus mugo pumilio del M.Nero e M.Ragola è stata evitata per non modificare troppo il paesaggio con un sempreverde che tra l'altro ai Groppi Rossi potrebbe anche prosperare rapidamente. Per citare alcune specie arboree rare o non comuni presenti nei paraggi, basta elencare: Ulmus glabra. Tilia x vulgaris. Fraxinus excelsior (spontaneo). Betula alba. Quercus x pseudosuber è presente sia in Val Parma che in Val Baganza però a quote inferiori ai 1000mslm. Altre 2 specie arbustive presenti nei paraggi sono il Rhamnus alpinus (proprio nei macereti a sud dei Groppi Rossi) e l'Euonymus latifolia fino al Passo del Silara versante Val Parma.

martedì 17 febbraio 2015

Un anno intero senza scrivere nulla....

Un anno intero senza scrivere nulla denota soprattutto mancanza di motivazioni. Anche in vivaio per ora non sto facendo nulla. Abbiamo spostato le nostre energie fisiche e mentali nelle produzioni agricole ed orticole, perchè produrre piante forestali e per la conservazione, dal punto di vista economico, è un'autentico suicidio ; però è un peccato lasciare perdere tutto quello che abbiamo fatto. C'è anche da dire che a marzo 2014 mi sono infortunato, non gravemente, ma in un modo che limita le mie capacità fisiche, quindi in quest'ultimo anno ho fatto solo le cose indispensabili che ero in grado di fare. Il 2014 poi è stato un anno veramente incredibile, con un clima che nessuno si sarebbe mai aspettato: siamo usciti infatti da un inverno inesistente per entrare in un estate inesistente, e anche le piante ne hanno risentito: solo le specie più abituate all'acqua hanno fruttificato, ma con forte anticipo nella maturazione dei frutti. Il cornus mas, è stata la specie che ha mostrato la fruttificazione più copiosa, ma i frutti son caduti tutti quanti tra agosto e settembre; hanno fruttificato bene anche Viburnum opulus, Quercus cerris e poche altre, le altre specie han prodotto solo foglie. Di conseguenza non abbiamo raccolto quasi nulla, e finora ho fatto solo una semina: la Phyllirea Latifolia e Intermedia, coi semi raccolti dalle piante che avevo messo a dimora una decina d'anni fà, e che hanno fruttificato per la prima volta quest'anno.

martedì 4 marzo 2014

Consigli per la raccolta dei semi di Corylus avellana e Corylus maxima.

a) Controllo della bontà del seme. b) Inconvenienti frequenti. c) Metodo di raccolta più pratico. d) Periodo. e) Vagliatura o pulitura. f) Conservazione del seme. g) Stratificazione del seme. h) Semina. i) Protezione della semina. a)I semi sono le conosciutissime nocciòle, e quando son buone da mangiare, lo sono anche per essere seminate; si noti comunque che la nocciola che non si stacca facilmente dalla sua brattea è sicuramente vana. b)Per Corylus avellana, l'inconveniente principale è la mancata o scarsa fruttificazione, che quando finalmente si verifica, almeno nella fascia montana è spesso interamente consumata dai roditori ancor prima della completa maturazione. c)scrollatura con reti o raccolta a terra. d)ottobre. e) per immersione in acqua si separano sia i frutti vani che le altre impurità. f)Conservare le nocciole in luogo fresco e buio al riparo da fonti di calore, meglio ancora stratificare prima possibile. g)da dopo la raccolta fino alla primavera, sotto miscela di torba e sabbia da mantenere SEMPRE umida o bagnata ed esposta alle gelate; se il seme stratificato perde tenore idrico rischia di cadere in dormienza e nascere al secondo anno. h)seminare allorchè le nocciole si fessurano ed emettono la radicola di un bel colore giallo. i)le nocciole dalla raccolta allo sviluppo delle nuove piantine devono essere SEMPRE tenute fuori dalla portata dei roditori.

Consigli per la raccolta dei semi di Colutea arborescens.

a) Controllo della bontà del seme. b) Inconvenienti frequenti. c) Metodo di raccolta più pratico. d) Periodo. e) Vagliatura o pulitura. f) Conservazione del seme. g) Stratificazione del seme. h) Semina. i) Protezione della semina. a)i semi (fagiolini) di questa leguminosa sono contenuti nei suoi caratteristici legumi vistosamente rigonfi; si tratta di semi VELENOSI, potenzialmente MORTALI; a dispetto delle dimensioni del legume, sono molto piccoli e di colore grigio scuro, molto duri a maturazione, e se integri sicuramente germinabili. b)abbastanza frequentemente i fagiolini sono consumati da larve di insetti parassiti specifici. c) si raccolgono i legumi interi facendo attenzione a non piegare troppo i rami che sono molto fragili e poco resistenti alla fenditura nelle biforcazioni. d) normalmente s'inizia a raccogliere da fine luglio a inizio agosto. e) i legumi raccolti e chiusi in appositi sacchi in juta o plastica vanno tenuti in ambiente secco e luminoso, e allorchè ben aspri battuti nei sacchi e vagliati con apposito setaccio. f)come tutti i semi di leguminose, si conservano in luogo aspro e luminoso per almeno 4 anni senza significative perdite di germinabilità. g) NON si deve assolutamente stratificare, come per tutte le leguminose. h) A marzo, dopo 12h d'immersione in acqua a temperatura ambiente, su substrato ben drenante e senza concimazione (sempre ideale per la coltivazione delle leguminose il terriccio esausto degli anni precedenti). i) Se necessario impedire l'accesso al letto di semina a roditori e/o volatili.

venerdì 31 gennaio 2014

Consigli per la raccolta dei semi di Celtis australis

a) Controllo della bontà del seme. b) Inconvenienti frequenti. c) Metodo di raccolta più pratico. d) Periodo. e) Vagliatura o pulitura. f) Conservazione del seme. g) Stratificazione del seme. h) Semina. i) Protezione della semina. a)Il frutto è una drupa prima verde poi nerastra a maturazione. Essendo il seme racchiuso in un nocciolo rotondo di colore bianco, la bontà del suo contenuto si può sempre saggiare per immersione in acqua; tutti i semi buoni contengono embrioni turgidi di colore bianco ricoperto da una sottile cuticola. b)La specie molto rustica fruttifica regolarmente con successo riproduttivo. c)Scrollatura con reti sottostanti. d)Tra novembre e dicembre quando i bagolari hanno perso tutte le foglie e rimangono visibili solo i frutti. e)Dopo aver lasciato i frutti in ammollo per 12/24 ore in modo che la polpa piuttosto asciutta sia più facilmente asportabile, sfregarli tra di loro mostandoli dentro ad un robusto sacco in plastica tessuta, quindi sciaquarli dentro un secchio, centrifugandoli più volte fino a quando polpa, bucce e impurità saranno completamente divise dai semi. f)Conservare il seme in luogo fresco e asciutto al riparo dai roditori; il seme è conservabile anche per 2 anni senza significative perdite di germinabilità. g)In linea di massima il seme di bagolaro non necessita di stratificazione, tuttavia siccome non coltivo spesso la specie, non mi sento di dare consigli validi. h)Sempre col beneficio del dubbio, conviene comunque effettuare la semina nel tardo inverno, dopo aver immerso i semi in acqua per 12/24 ore; questo giusto perchè la specie, e anche i suoi semi, è piuttosto termofila e sensibile al freddo. i)Proteggere sempre i semenzai o il letto di semina da roditori e volatili semivori.

venerdì 24 gennaio 2014

Consigli per la raccolta dei semi di Carpinus betulus.

a) Controllo della bontà del seme. b) Inconvenienti frequenti. c) Metodo di raccolta più pratico. d) Periodo. e) Vagliatura o pulitura. f) Conservazione del seme. g) Stratificazione del seme. h) Semina. i) Protezione della semina. a)Il frutto del carpino bianco è una nocula con costolature longitudinali, portata da una brattea alata dalla quale può facilmente separarsi a completa maturazione; se la nocula non è facilmente estraibile dalla sua brattea, l'embrione da essa contenuto non è maturato completamente, e la nocula aperta con apposito tronchesino apparirà vuota; se la nocula è facilmente estraibile dalla sua brattea, e non presenta fori d'uscita di insetti parassiti, è quasi certo che al suo interno ci sia un seme buono, che appare come una piccola nocciola appiattita con cotiledoni bianchi e turgidi; le nocule buone al solito vanno a fondo se immerse in acqua. b)essendo la specie spiccatamente mesofila e amante dei suoli fertili e freschi, è molto comune trovare piante con fruttificazione ampiamente abortita, soprattutto dopo estati siccitose nelle stazioni meno fresche. c)la raccolta si effettua per scrollatura con rete sottostante la pianta, avendo cura di stendere la rete sempre a piombo dei rami scrollati poichè molti semi si staccano dalla brattea e cadono verticalmente senza volare; sempre ideale per questo tipo di raccolta il tempo asciutto con assenza di ventilazione eccessiva. d)Il periodo ottimale normalmente è fine ottobre, inizio dicembre, ma talvolta le piante collocate in posti riparati dal vento mantengono i semi anche fino a dicembre. e)Dopo la scrollatura il raccolto chiuso dentro appositi sacchi di juta o plastica traspirante, deve essere battuto in modo da dividere le nocule dalle brattee; successivamente immergendo il raccolto ben sminuzzato in acqua si separano con un unica operazione i semi buoni da quelli vani e dalle parti leggere. f)Il seme pulito può essere seminato subito, ed è la soluzione ottimale; può anche essere conservato in luogo fresco ed asciutto ed al riparo dai roditori per essere seminato la stagione successiva. g)Tra la pulitura e la semina il seme può anche rimanere stratificato con sabbia e torba all'aperto, controllando spesso la stratificazione a fine inverno, inizio primavera per vedere quando le nocule iniziano a schiudersi; se necessario mantenere la stratificazione ben umida o bagnata. h)La semina si può fare subito in autunno, o dopo la stratificazione in primavera, sia a terra che in contenitore, avendo cura di mantenere sempre ben umido o bagnato il letto di semina fino alla fuoriuscita dei cotiledoni. Se il seme perde in tenore idrico, tende ad andare in dormienza rinviando la possibilità di germinazione alla stagione successiva; notare bene che anche il seme conservato dall'anno precedente va in dormienza, e prima della semina, in questo caso esclusivamente autunnale, deve essere immerso per 24/48 ore in acqua, per controllare se ritorna a fondo. i)Il seme di carpino bianco è molto appetito dai roditori selvatici, quindi è strettamente necessario prendere tutte le precauzioni per proteggere le semine.

lunedì 13 gennaio 2014

Consigli per la raccolta del seme di Buxus sempervirens.

a) Controllo della bontà del seme. b) Inconvenienti frequenti. c) Metodo di raccolta più pratico. d) Periodo. e) Vagliatura o pulitura. f) Conservazione del seme. g) Stratificazione del seme. h) Semina. i) Protezione della semina. a) I semi del bosso sono contenuti in capsule deiscenti che a maturazione da verdi virano al giallo poi iniziano a seccare in corrispondenza di forti ondate di caldo; ogni capsula contiene 4 semi sigillati da una cuticola impermeabile nero lucente, facilmente sezionabili anche solo con le unghie; questi semi a forma di spicchio lunghi 3/4mm e larghi 1,5/2mm possono essere maturati correttamente oppure abortiti: se il seme è buono contiene un embrione con cotiledoni bianchi, e sono tutti buoni quelli che integri vanno a fondo in acqua; se invece il seme è vano la cuticola appare subito depressa e galleggia in acqua. b)In annate con forti ondate di calore durante il periodo di maturazione, gran parte della fruttificazione può andare vana; in caso di maltempo nel periodo della fioritura l'allegagione dei frutti può essere scarsa o anche nulla; la specie costituisce popolamenti spesso compatti e rigogliosi: per aumentare la consistenza del raccolto ispezionare soprattutto le zone con molte radure e gli esemplari isolati evitando posti aridi. c)Se possibile lasciare teli appoggiati a terra davanti alle piante più promettenti quando le capsule iniziano a schiudersi e il tempo è buono; la capsula contiene un efficace sistema di disperione a molla che scaglia i semi a qualche metro di distanza: la schiusa è repentina e in pochi giorni le reti possono essere ritirate. Altrimenti occorre procedere molto pazientemente alla raccolta manuale quando le capsule sono da gialle e iniziano ad appassire. d)il bosso inizia a maturare i suoi semi alle quote collinari da fine giugno a inizio luglio, e termina a 1000mslm che è il suo limite altitudinale, circa un mese dopo, anche in funzione dell'andamento climatico. e)Dopo aver lasciato seccare le capsule in ambiente arieggiato e luminoso, all'interno di sacchi perchè esse continuano a scagliare i semi lontano, ed evitando il formarsi di muffe tramite frequenti rivoltamenti, vagliare il seme con un apposito setaccio. I semi e le mollette hanno le stesse dimensioni, e si possono separare con pazienza sempre ricorrendo all'immersione in acqua, coi primi che vanno a fondo e le seconde che vengono a galla assieme ai semi vani. f)Il seme asciugato si conserva in buste di carta in luogo fresco ed asciutto fino la momento della semina che può avvenire anche dopo 2 anni. g)La stratificazione del seme del bosso non è necessaria. h)Il seme dà buoni risultati di germinazione se seminato presto, all'inizio dell'autunno, all'aperto. i)Non sono necessarie particolari precauzioni per proteggere i semenzai, se non quelle da eventuali intrusioni di animali d'ogni sorta tramite ostacoli insuperabili; solo le lumache gradiscono nutrirsi delle giovani plantule nel loro primo periodo di vita, fino alla completa emissione delle prime foglie.