Avete spazio da condividere con la flora autoctona? Si? Allora la flora autoctona sarà felice di condividerlo con Voi.

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Importante! Dall'inizio del 2013 siamo diventati "piccoli produttori", di conseguenza non possiamo più emettere fattura e passaporti fitosanitari, normalmente necessari negli interventi a finanziamento pubblico.

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lunedì 29 novembre 2010

Progenie di Mespilus germanica.

Abbiamo una modesta quantità di Nespolo selvatico in vasi medio piccoli in attesa di essere messo a dimora; non è facile far nascere bene questa specie per cui anche disponendo di molto seme, abbiamo ottenuto sempre poche piante; una volta messo a dimora però dimostra una elevata adattabilità e in pochi anni inizia a fruttificare.
Preferisce stazioni e terreni freschi e di solito fruttifica meglio in mezzombra.
Origine del seme: Oasi dei Ghirardi e zone limitrofe.

Progenie di Cornus mascula.


Nella foto: copiosa fruttificazione di Cornus mascula.

Abbiamo a disposizione una discreta quantità di cornioli in vari tipi di vaso.
Vi ricordo che questa specie piuttosto rustica fruttifica meglio in terreni adiacenti a piccoli corsi d'acqua e in mezzaluce.
Origine del seme utilizzato: appennino parmense.

domenica 28 novembre 2010

Progenie di Ribes uva-crispa.

Quest'anno abbiamo una notevole quantità di uva spina (Ribes uva-crispa)in attesa di qualcuno a cui venga la buona idea di metterle a dimora; vi ricordo che si tratta di uno squisito piccolo frutto dal sapore somigliante a quello della fragola, difeso da una miriade di spine.
La specie è spiccatamente nitrofila e particolarmente adatta ad essere coltivata.
Origine del seme: appennino umbro-marchigiano; raccoglitore: il mitico Antonio "Vichingo" Moscetti.

sabato 27 novembre 2010

Scarsa considerazione.

Tutto ciò che ci viene in mente riguardo all'interesse della gente comune per la nostra attività di vivaisti al servizio delle piante, o se preferite della natura è: scarsa considerazione.
Potrei dire "pazienza", ma non posso permettermi di avere pazienza, e la gente comune non può permettersi di avere scarsa considerazione per la sorte dei nostri ecosistemi e quindi dell'intero pianeta; il mondo scientifico non ci dà scampo: se non modificherà il proprio comportamento la gente comune porterà il genere umano ad una misero ed inglorioso epilogo; ma quello che mi secca di più è che anche quelli fuori dal comune non avranno sorte diversa, e qualcun'altro deciderà per loro e contro la loro volontà.
Eppure ci vorrebbe veramente poco per cambiare: semplicemente riconoscere che prima di tutto noi stessi siamo parte attiva all'interno degli ecosistemi e fuori da questi ci trasformiamo inevitabilmente in astrazioni. Cambiare non significa rassegnarsi, ma solo adeguarsi in modo ragionevole!