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domenica 5 dicembre 2010

Tutori vivi e morti delle piante da frutto.

Nell'Appennino Emiliano, come in altre zone d'Italia, in questi ultimi quindici anni abbiamo avuto notevoli problemi a difendere le giovani piante appena messe a dimora, da una troppo elevata presenza di caprioli (capreolus capreolus).
I maggiori danni sono stati a carico delle piante da frutto innestate, e qui anche le lepri hanno fatto la loro parte.
Il ricorso a reti metalliche e vari tipi di shelter che si trovano in commercio, oltre ad essere un costo non indifferente, non ha dato sempre risultati soddisfacenti, basti pensare che talvolta le reti con relativo robusto paletto di sostegno sono state completamente divelte, e in qualche caso non le abbiamo più ritrovate.
Da buoni osservatori di ciò che accade in natura non abbiamo potuto fare a meno di notare che tutto ciò che cresce spontaneamente isolato è a forte rischio di scornamento e/o brucamento da parte degli ungulati, mentre laddove si formano macchie fitte e disordinate di vegetazione, i danni sono molto più contenuti.
I danni poi sono praticamente nulli dove crescono specie spinose come ad esempio i comunissimi prugnoli (Prunus spinosa), i biancospini (Crataegus spp) e le rose selvatiche (Rosa canina in primis); anche alcune specie velenose o non appetite dai caprioli, crescono indisturbate: Buxus sempervirens, Cornus mascula,Ilex aquifolium, Juniperus communis (solo scornato) e tutte le Rhamnacee non vengono consumate; notare bene che alcune specie notoriamente velenose per l'uomo e gli animali domestici come il Taxus baccata e l'Euonymus europaeus rientrano invece tranquillamente nella dieta del capriolo.
Constatato ciò abbiamo deciso di provare ad affiancare alle piante messe a dimora alcune specie cespugliose accompagnatorie spinose, velenose o inappetite; parallelamente abbiamo anche provato ad "infrascare" le piante da frutto con robuste ramaglie di robinia; sicuramente il risultato pratico ed estetico non è proprio il massimo (difficoltà a togliere le infestanti come la Clematis vitalba o anche solo a sfalciare l'erba), ma lo scopo di tenere i caprioli lontani a quanto pare è stato raggiunto !

mercoledì 1 dicembre 2010

Progenie di Malus florentina.


Nella foto: fiori e foglie di Malus florentina.

Sono presenti in vivaio un discreto numero di giovani piantine di Melo fiorentino (Malus florentina), prevalentemente in vasi 7x7x18 e un pò anche nei 9x9x20, adatti soprattutto per coloro che amano attirare l'avifauna nei pressi della propria dimora.
Le piccole sorbe prodotte da questa specie, sono commestibili ed hanno una polpa che quando ammezzisce prende un sapore unico (solo le sorbe del progenitore Sorbus torminalis si avvicinano a questo sapore); varie specie di piccoli uccelli invece preferiscono cibarsi dei piccoli semi a granella.
Dopo almeno dieci anni di prove, possiamo affermare che questa specie ha un'adattabilità più che buona, anche se predilige terreni asfittici, neutri o subacidi.
Origine del seme: Oasi dei Ghirardi e zone limitrofe.