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domenica 26 febbraio 2012

Consigli per la raccolta dei semi di Arbutus unedo.

a) Controllo della bontà del seme.
b) Inconvenienti frequenti.
c) Metodo di raccolta più pratico.
d) Periodo.
e) Vagliatura o pulitura.
f) Conservazione del seme.
g) Stratificazione del seme.
h) Semina.
i) Protezione della semina.

Premetto che non faccio mai di persona questa raccolta.

a)All'interno delle bacche di corbezzolo si trovano sospesi irregolarmente un gran numero di semi piccoli, circa 1x2 mm di forma spigoloso allungata; nella polpa assieme ai semi ci sono anche dei granuli duri simili a quelli che si trovano nella polpa delle perelle selvatiche. E' difficile constatare la bontà di un singolo seme a causa delle dimensioni ridotte, ma con una lente d'ingrandimento e una forbice affilata si può tagliarlo e vedere l'embrione bianco e consistente. Trattasi comunque di specie che fruttifica regolarmente e con elevata produzione di seme valido.
b)Nei suoi popolamenti più settentrionali il corbezzolo è più esposto ai rigori invernali che possono bruciare la sua fioritura dicembrina annullandone la fruttificazione.
c)I frutti si raccolgono semplicemente anche da terra nel momento in cui inizia la cascata, magari dopo una lieve scrollatura.
d)Notoriamente la maturazione dei frutti avviene tra novembre e dicembre; evitare di raccogliere frutti che cadono con notevole anticipo e non sono ben maturi, ossia non sono rossi esternamente e gialli internamente, con polpa che si spappola facilmente.
e)Spappolare i frutti in un secchio, aggiungere acqua, mulinare e versare l'acqua con tutto ciò che galleggia; ripetere l'operazione finchè nel secchio rimangono solo i piccoli semi e i granuli duri; essendo delle stesse dimensioni e peso non è semplice separare i semi dai granuli.
f)Il seme asciugato si conserva all'interno di buste in carta in locali asciutti e feschi, anche fino all'anno successivo.
g)Non è necessaria alcuna stratificazione.
h)Tra febbraio e marzo, è corretto seminare molto superficialmente su un substrato fine e ben drenato: 80% normale terriccio universale e 20% lapillo o zeolite con granulometria 3-6 mm.
i)Le seminiere devono essere protette dopo la germinazione, che avviene entro maggio, sia dalla eccessiva esposizione al sole, sia dalle eccessive e prolungate precipitazioni in quanto la specie è sensibile al mal del piede.

sabato 14 gennaio 2012

Consigli per la raccolta dei semi di Amelanchier ovalis.

a) Controllo della bontà del seme.
b) Inconvenienti frequenti.
c) Metodo di raccolta più pratico.
d) Periodo.
e) Vagliatura o pulitura.
f) Conservazione del seme.
g) Stratificazione del seme.
h) Semina.
i) Protezione della semina.

a) I frutti del pero corvino sono piccoli pomi di colore prima verde, poi blu opaco e infine blu scuro lucido a maturazione; una sana produzione di frutti si ha quando questi sono polposi e di ottimo sapore e aroma, e in tal caso automaticamente anche i semi sono validi; ogni pomo può contenere fino a 8 semi a granella, ma normalmente solo la metà circa sono buoni e i rimanenti abortiti; i semi estratti dal frutto si immergono in acqua e confermano la loro bontà andando a fondo, mentre tutti quelli che galleggiano anche dopo rimescolamento sono vani.
b) Come tutte le rosacee il pero corvino è sensibile a diverse malattie e parassiti; in presenza di evidenti attacchi di tali malattie o parassiti è meglio evitare di raccogliere seme; a maturazione completa svariati piccoli uccelli amano nutrirsi proprio dei semi, quindi occorre essere tempestivi nella raccolta.
c) Sacco (o secchio) assicurato con un moschettone al cinturone consentono di raccogliere con ambo le mani, velocizzando le operazioni ed evitando di danneggiare le piante madri.
d) Il pero corvino matura (normalmente male, soprattutto in annate siccitose) a quote collinari già a luglio, continua in media montagna ad agosto, e finisce in alta montagna a settembre; le raccolte migliori si fanno in montagna su versanti settentrionali.
e) Pigiare i frutti maturi, magari ricavandone un buon succo, e poi immergere bucce e semi in acqua all’interno di un normale secchio; non più di un terzo del secchio deve essere occupato da bucce e semi, il resto acqua; centrifugare con un bastone e versare in un altro recipiente l’acqua con tutto ciò che galleggia; ripetere l’operazione fino a che nel secchio rimangono solo semi a fondo. Non sempre questa operazione riesce bene subito, e per facilitarla può essere utile lasciare il pastone di bucce e semi a riposare per qualche giorno in frigorifero.
f) Il seme lasciato asciugare in luogo ombreggiato e ventilato si conserva per almeno 2 anni in luogo fresco fino al momento della semina.
g) Non è necessaria nessuna stratificazione.
h) E’ consigliabile seminarlo con substrato a prevalenza di torba scura da ottobre a dicembre. Vale sempre la regola che il seme di piccole dimensioni deve essere posto ad una profondità pari a circa il doppio della sua lunghezza. Nasce a inizio primavera, ma nel caso il substrato asciughi troppo nel periodo della germinazione, può cadere in dormienza e rimanervi fino all’anno successivo.
i) Le seminiere devono essere protette dai roditori inanzitutto, ma anche da tutti gli altri animali.
Attenzione: nel periodo che precede l’emergenza delle plantule e fino all’emissione delle prime foglie la specie è sensibile al mal del piede, una malattia fungina che fa marcire l’epicotile (praticamente il colletto della plantula); non annaffiare troppo onde evitare l’insorgere di tale grave inconveniente, e nel caso di precipitazioni eccessive ricoverare le seminiere al coperto.

Consigli per la raccolta dei semi dei generi Alnus e Betula.

Schede colturali; tabella per genere Alnus e Betula: Alnus glutinosa, Alnus incana e Betula alba.

a) Controllo della bontà del seme.
b) Inconvenienti frequenti.
c) Metodo di raccolta più pratico.
d) Periodo.
e) Vagliatura o pulitura.
f) Conservazione del seme.
g) Stratificazione del seme.
h) Semina.
i) Protezione della semina.

a) I semi degli ontani e delle betulle sono tra i più piccoli ed è veramente difficile controllarne la vitalità ad occhio nudo; sono anche molto numerosi e nella gran quantità anche una percentuale scarsa di seme buono può portare un buon numero di piante. Normalmente quindi è sufficiente che le piante madri godano di buona salute e abbiano prodotto parecchi strobili portati a grappoli o amenti all’ascella delle foglie, senza anomalie, per poterli raccogliere senza problemi.
b) Gli ontani e le betulle vanno soggetti ad annate di pasciona alternate ad annate di scarsa o nulla produzione; spesso quindi capita di non trovare frutti, soprattutto nelle annate siccitose.
c) I semi si possono raccogliere sia per scrollatura con telo o rete ombreggiante al 90%, che per mungitura dei grappoli di piccoli strobili; il primo metodo è più adatto per ontano nero e betulla, il secondo per l’ontano bianco.
d) La betulla si scrolla tra agosto e settembre con tempo asciutto e calma totale di vento; gli ontani si mungono ad ottobre o si scrollano, sempre con asciutto e calma, a novembre.
e) La separazione degli strobili degli ontani dai semi si ottiene per essiccazione in luogo asciutto e fresco, e la separazione del seme e molto semplice ed agevole con un vaglio adatto. Gli amenti delle betulle invece si sfaldano facilmente quando sono bene asciutti e praticamente si trasformano in seme sgranato; con un vaglio adatto poi si possono separare da eventuali impurità.
f) Il seme pulito si conserva fino alla fine dell’inverno in luogo asciutto fresco e buio; si mantiene valido anche per più anni in refrigerazione.
g) Stratificazione non necessaria.
h) La semina si effettua a fine inverno o inizio primavera su un substrato composto del 20 o 25% di sabbia naturale e il rimanente di torba scura o terriccio che ne contenga almeno il 50%. E’ molto importante tenere bagnate e parzialmente ombreggiate le seminiere.
i) Importante dato che si opera con substrato bagnato, difendere le seminiere da lumache e limacce; anche l’oziorrinco è molto dannoso soprattutto verso gli ontani.

venerdì 30 dicembre 2011

Consigli per la raccolta dei semi delle specie del Genere Acer.

a) Controllo della bontà del seme.
b) Inconvenienti frequenti.
c) Metodo di raccolta più pratico.
d) Periodo.
e) Vagliatura o pulitura.
f) Conservazione del seme.
g) Stratificazione del seme.
h) Semina.
i) Protezione della semina.

Genere Acer: Acer campestre, Acer monspessulanum, Acer opalus, Acer platanoides, Acer pseudoplatanus.

a) I semi di Acer platanoides e pseudoplatanus sono protetti da una buccia morbida e facilmente apribile anche con le unghie; quelli di Acer campestre, monspessulanum e opalus sono contenuti da un nocciolo secco e duro, il quale per essere aperto richiede l’uso di una pinza; i frutti degli aceri portati a coppie unite prima della dispersione e completati da un’ala per ogni nocciolo si chiamano di-samare. Il seme di colore verde vivo, deve occupare il suo loculo nella di-samara ed essere inequivocabilmente fresco; in pratica i due dicotiledoni della futura plantula sono ripiegati insieme, e anziché essere bianchi sono già verdi sebbene il loculo sia perfettamente chiuso.
b) All’interno del loculo è possibile trovare larve di curculionidi specifici del genere; è anche possibile trovare l’embrione abortito o il loculo vuoto.
c) Scrollatura con rete sottostante con tempo asciutto e calma o brezza leggera.
d) I periodi sono ottobre per Acer monspessulanum, platanoides, pseudoplatanus e novembre per Acer campestre, opalus. In zone particolarmente riparate dai venti si può arrivare a tardare anche un mese. Ad ogni modo non conviene raccogliere prima che le foglie siano completamente appassite e almeno in gran parte cadute, e nemmeno con tempo umido/bagnato perché i semi non si staccano.
e) Con vagli appositi o anche di fortuna (molte casse per ortofrutta sono vagli già fatti) si possono facilmente separare le samare da foglie, rametti secchi e altre impurità. Non è possibile separare le samare vane da quelle contenenti i semi senza aver disalato la samara.
f) Le samare si possono conservare asciutte in luogo chiuso, fresco e riparato dalla luce per dodici mesi e non oltre.
g) Solo per le samare di Acer campestre e opalus si può stratificare il seme per 10 mesi partendo da febbraio, soprattutto nel caso in cui la raccolta sia stata fatta a dicembre: a quel punto infatti non è detto che una semina immediata dia luogo ad una buona nascita nella primavera successiva, ma a due nascite nelle due primavere successive. Durante la stratificazione il seme deve essere protetto dai topi campagnoli (Apodemus sylvaticus).
h) La semina si esegue entro fine anno in terra o in semenzaio all’aperto; per ottenere una buona nascita conviene mantenere bagnato il substrato o terreno soprattutto in caso d’inverno siccitoso. Tutte le specie del genere Acer danno buoni risultati se seminate in terra, e reagiscono bene alle successive operazioni di cavatura e trapianto a radice nuda. Attenzione! I semi di A. platanoides seminati all’inizio dell’autunno tendono a germinare subito; per evitare ciò ritardare la semina fino all’inverno.
i) Durante il periodo invernale la semina di ogni specie del genere Acer deve essere protetta dal topo campagnolo (Apodemus sylvaticus), soprattutto in semenzaio, con appositi ostacoli meccanici invalicabili.

Etica del raccogliere semi.

Etica del raccogliere semi.

Senza soffermarci sulle normative vigenti che potete consultare sui siti degli Enti Preposti, voglio ricordare solo alcune regole fondamentali alle quali sempre coloro che si accingono ad intraprendere un attività di raccoglitore, dovrebbero attenersi.
Una volta individuate le piante madri della specie che vi interessa dovete:
- Per prima cosa rintracciare il proprietario e chiedere l’autorizzazione a raccogliere.
- Considerare che l’entità del raccolto deve essere trascurabile rispetto alla produzione di seme nell’area soggetta alla raccolta, perché non deve essere minimamente compromessa la capacità di rinnovamento, e , non meno importante, in molti casi anche la fauna ha diritto a nutrirsi dei frutti o semi che state raccogliendo.
- In ogni caso, preservare le piante madri anche a costo di non effettuare la raccolta: non ha senso danneggiare, tagliare o abbattere le piante madri con il solo scopo di facilitare la raccolta. Chi raccoglie, col tempo impara che le piante madri sono piante particolarmente preziose, perchè spesso sono sempre le medesime a produrre e consentire la raccolta di seme di buona qualità.
- Se volete o dovete raccogliere semi di specie rare, evitate assolutamente di raccogliere da individui isolati o popolamenti deboli e marginali: cercate sempre popolamenti forti e in buona salute e anche in questo caso, a maggior ragione, limitate al massimo la quantità raccolta.
- Raccogliere in natura è principalmente una questione di fortuna in quanto i fattori che determinano stagioni di buon raccolto sono molteplici e prevalentemente non controllabili; per il raccoglitore, è fondamentale considerare ed accettare questo fatto. Se la fortuna vi assiste, assieme al raccolto la pianta vi trasferisce anche le proprie possibilità riproduttive e da quel momento è vostro preciso dovere non lasciare nulla al caso.

sabato 30 luglio 2011

Sorbo domestico (Sorbus domestica)



Considero questa specie tra le più importanti, se non la più importante, di quelle che allignano nella nostra regione; se è vero che una volta esistevano razze bovine dalla triplice attitudine (da latte, da carne e da lavoro), anche il sorbo domestico tra le piante evidenzia almeno tre importanti peculiarità: produce frutti dal sapore unico e diverso da tutte le altre rosacee, produce un legname diritto di grande pregio e un tempo utilizzato in particolare per la costruzione dei tavoli, è anche una splendida pianta col suo portamento slanciato e la chioma rada che non ombreggia mai troppo: in maggio compare la fioritura bianco-crema in corimbi, e all'autunno le piante che non hanno fruttificato vi risarciscono regalandovi una splendida colorazione dal giallo, all'arancio, al rosso.
Trattasi anche di una specie molto rustica e longeva, adattabile e resistente alle avversità climatiche, che dà il meglio in corrispondenza delle annate siccitose; le fruttificazioni più copiose e sane infatti normalmente avvengono nelle estati più calde e asciutte, mentre le mancate fruttificazioni o l'insorgere di patologie fungine o batteriche si manifestano nelle primavere troppo umide e piovose con sbalzi di temperatura bruschi. Si adatta bene ad ogni tipo di terreno, con preferenza per quelli argillosi; ovviamente sui terreni più freschi e fertili dà risultati migliori che non su quelli poveri e aridi dove comunque resiste bene; spesso lo si trova splendido e rigoglioso anche spontaneo nei boschi di cerro e roverella, e spesso veniva accompagnato al castagneto da frutto: non a caso le proprietà dei suoi frutti di migliorare la nostra digestione compensano quelle delle castagne che notoriamente l'appesantiscono.
Nessun uso è precluso a questa specie che sebbene porti l'aggettivo "domestica" è una specie selvatica, e nel selvatico possiamo trovare tutta la variabilità di frutti che i frutticoltori innestano a volte anche sul biancospino (pratica scorretta, sempre meglio innestare sul sorbo stesso); anche la coltivazione per i frutti e per il legname è più che consigliabile e non richiede particolari cure, se non la spalcatura nel secondo caso.

lunedì 27 giugno 2011

Acer monspessulanum; Acero minore





Dedico uno spazio a questa specie poco conosciuta e spesso confusa con l'acero campestre; si tratta dell'acero più tipico della macchia meditarrenea della penisola, presente anche se spesso non comune in tutte le regioni.
Le sue caratteristiche di estrema rusticità e resistenza agli estremi climatici lo rendono adatto ad essere impiegato in molte situazioni, ed in particolare in tutte quelle con terreni poveri aridi e superficiali, dal livello del mare fino a 1000mslm.
La sua crescita lenta e le sue modeste dimensioni nonostante la longevità, la sua robustezza e il fitto fogliame minuto, rivelano la sua adattabilità anche come specie ornamentale da impiegare soprattutto in spazi ridotti anche in aree urbane; non produce frutti eduli ovviamente, ma non necessita nemmeno di cure particolari non essendo soggetto a patologie fitosanitarie ricorrenti.